lunedì 25 maggio 2009

Una giornata speciale

Cari amici,
da quando ho iniziato a scrivere sul blog non mi sono mai fermata a raccontarvi una mia giornata tipica.
Oggi, 21 Maggio 2009, da giornata tipica è diventata una giornata speciale. Ma partiamo dall'inizio.
Ore 5:30 sveglia, ossia 6:00 perchè ero molto stanca. Mi sono alzata, infilata nella doccia che mi ha svegliata con il suo bel getto gelido (dato che l'acqua calda nella casa famiglia non esiste). Purtroppo il cielo era coperto e il vento tirava molto forte: decido quindi di mettermi le maniche lunghe (sì, succede anche in Brasile). Dopo la colazione animata con le ragazzine e con Neide, l'educatrice, mi preparo per andare a visitare un centro nel qurtiere Boa Vista de Lobato. Come ogni giorno, sono andata a prendere l'autobus che mi ha accompagnata fino a Fazenda Grande dove mi aspettava Marcia, la pedagoga di Agata che segue il centro. Da lì abbiamo preso un altro autobus per Boa Vista. Prima di prendere l'autobus non sapevo perchè si chiamasse "Buona Vista", ossia "bel panorama". Poi ho capito. Abbiamo cominciato a salire. Si è aperta davanti a me una vista senza fiato. Una città (che in realtà è il quartiere della Suburbana nella Cidade Baixa) di favelas costruita tra i colli verdissimi, tutto questo dietro ai quartieri turistici, il porto e l'Oceano di Salvador. Non ci sono parole per descrivere il contrasto e l'immensità della veduta. Siamo scese quasi in cima di Boa Vista de Lobato ed entrate nell' Istituto François de Laval, istituo nato per accogliere diversamente abili con handicap fisici, auditivi e mentali. Quando sono entrata ero veramente emozionata. C'erano un sacco di ragazzi, divisi in varie sale, anche loro emozionati per la visita.Sono stata subito accolta da Luana, una ragazzina dolcissima in carrozzella con problemi fisici e mentali. E' una bimba meravigliosa che ride sempre e abbraccia tutti portando il sole nell'istituzione. Ma non c'era solo lei. Inizialmente Bel, la responsabile, ci ha mostrato il centro in completa decadenza. Per fortuna, gli amici di Agata Smeralda stanno aiutando a ricostruire una parte del centro. E questo è meraviglioso. Ma ,quando penso alla politica sanitaria e ai finanziamenti pubblici inessistenti per un centro che fa moltissimo per una parte della popolazione "dimenticata", mi sale la rabbia. Dopo ho conosciuto Patricia, terapista professionale, che aiuta ogni ragazzo nel suo sviluppo motorio, comunicativo e mentale. Non vi potete neanche immaginare che MIRACOLI fa questa unica donna per i ragazzi dell'Istituto, arrivando aldilà addirittura della stessa medicina che dava di impossibile. Per questo vi voglio raccontare una piccola stroia. La storia di una ragazza del centro, Joely. Joely ha 22 anni. E' alta e pesa quanto una bambina di 6 anni, con un ventre molto pronunciato per causa di deformazioni a livello intestinale. Quando è entrata nel centro era una bambina piccola. Non voleva mangiare niente, era completamente denutrita, non comunicava, non camminava. Un' automa. L'avevano data tutti come un "caso irrecuperabile". Bel l'ha presa con sè e, con la perseveranza di una madre, è riuscita a farla mangiare e a farla curare, così che è tornata ad avere un peso regolare. Tre anni fa, con l'arrivo di Patricia c'è stata la trasformazione. Lottando e credendo in Joely è riuscita a farla camminare, a relazionarsi con le altre persone, anche con quelle sconosciuti (prima piangeva ogni volta che vedeva qualcuno) e ad amare la musica che prima odiava. Questa una delle tante stroie d'amore del centro.


Il centro François de Laval inoltre offre a i ragazzi informatica, capoeira e calcio. Ho assistito a una partita di calcio tra loro: è stato meraviglioso ho visto veramente la gioia, l'impegno e la passione di qualsiasi altro ragazzo adolescente. Altra cosa che mi ha veramente colpito è stato il loro programma di "inclusione al contrario": la loro scuola è aperta gratuitamente a dei bambini non portatroi di handicap che studiano insieme ad acuni ragazzi del centro.
Ma la vera sorpresa é arrivata dopo pranzo.
I ragazzi si sono disposti tutti ordinati chi dietro, chi davanti e hanno cominciato a cantare per me che ero venuta a visitarli. Mio Dio, erano bellissimi!!
Dopo l'esibizione Bel mi ha ringraziato in rapparesentanza di tutti coloro che aiutano a sostenere il centro e ha letto poi una frase che aveva scritto su un cartellone per me
Diceva:


Elena

Il nostro mondo è limitato,

la nostra bocca, a volte, non sappiamo cosa dice,

i nostri occhi non riconoscono cosa vedono, ma

i nostri cuori sanno sentire la presenza del vero amore.

Noi ti amiamo.


Dopo che ha finito di leggere ho cominciato a piangere, piangere, piangere tanto che poi mi hanno seguito a canone Bel, Marcia, alcune professoresse e una ragazza diversamente abile che dopo mi ha abbracciata e mi ha ringraziata per averla commossa. Ho visitato davvero moltissimi centri, alcuni veramente bellissimi e straordinari, ma questo è stato quello che mi ha colpito di più al cuore. Sono stata con i ragazzi, abbiamo giocato insieme, ci siamo abbracciati a vicenda, abbiamo fatto molte foto insieme, comunicato nei modi più svariati con chi non sapeva parlare e dopo mi sono messa ad osservarli mentra giocavano e scherzavano: un' immensa famiglia che si aiutava e rispettava l'un l'altro.Non so da quanto é che non vedevo una cosa di questo tipo ma mi ha regalato veramente la speranza di credere nel futuro perchè loro ce l'hanno fatta.

Ma la mia gioia non è finita qui.

Tornata dopo un viaggio apocalittico nella casa famiglia , ore 19:00; le ragazzine mi hanno accolta con un inusuale affetto chiedendomi se partecipavo alla lezione di capoeira (che iniziava alle 19:30). Doccia rapida, mangio velocissima e vado con loro a capoeira. La lezione è stata meravigliosa e la RODA anche, dove sono , per la prima volta entrata a jogar. E' stato veramente bellissimo e quando sono tornata a casa avevo un'energia da buttare giù le pareti! Soltanto ottenere il rispetto e l'affetto delle "bestioline" con cui conivivo è un risultato che mai avrei sognato ma che ho raggiunto. Poi tutto questo chemi sta succedendo, le persone meravigliose che ho incontrato, i luoghi meravigliosi che ho visitato, il fatto di poter servire 24 ore su 24...è bellissimo..Non credo di riuscire a contenere la mia gioia.

Quindi adesso vi saluto ( perchè sono le 23:00 e la sveglia rimane alle 5:30) col cuore stracolmo di felicità, pserando e pregando perchè anche voi possiate svegliarvi col sorriso domani.

Axè galera!!

sabato 9 maggio 2009

I colori dell'intolleranza

Brancos e Pretos. Ossia Bianchi e Neri. La città di Salvador Bahia è la cittá più "nera" del Brasile, con l' 80%/90% di persone nere o mulatte. Ma, nonostante questo, atteggiamenti razzisti sono molto diffusi qua. La cosa più assurda è che non soltanto da parte dei bianchi ma anche da parte di alcuni neri.

Per strada non è molto comune vedere un bianco e un nero che escono nsieme e ,ancora più raramente , due fidanzati di pelle diversa. Nelle novelas (telenovelas) i neri sono circa 2 su 10 personaggi (le volte in cui ci sono), nelle pubblicità la presenza è rarissima e giornalisti neri praticamente non esistono. In un colloquio di lavoro tra un bianco e un nero con le stesse competenze viene scelta la persona dalla pelle più chiara. Se qualcuno deve chiedere un'informazione o affidare qualcosa è preferita una persona bianca perchè "dei neri non c'è da fidarsi". Se ti innamori e vuoi fidanzarti devi sempre scegliere qualcuno più bianco di te per "ripulire la famiglia". E, nelle rare coppie bianconere, speriamo che il figlio nasca bianco. Auguri e figli bianchi.

Tutto questo ho potuto osservare e vivere sulla mia pelle. In particolar modo perchè sono sempre tra persone nere e attiro molta curiosità. Quando esco con delle mie amiche, quando sto in casa, in segreteria e ,soprattutto, nella roda di capoeira sono l'unica bianca (o gringa- termine per definire i bianchi stranieri). D'altro canto, non è sempre facile per un gringo guadagnarsi il rispetto dei brasiliani. Ma, fortunatamente, per me è stato diverso. Prima cosa perchè, come tutti sanno, il mio livello di intolleranza razziale è pari a zero :) : l'unico popolo che penso di poter giudicare o criticare è il mio e non riesco a immaginare una razza migliore o una cultura peggiore, dato che niente e nessuno è perfetto. E poi perchè sono affascinata dalle radici africane del popolo brasiliano, fortissime qui a Salvador. Ma , purtroppo, sono radici spesso nascoste o represse.

Rimanevo stupita tutte le volte che la ragazzine (nere) con cui convivo mi dicevano "come sei bella!". Chiesi spiegazione ad una mia amica che mi ha risposto: "Chiaro Elèna! Sei bianca, magra, coi capelli lisci e gli occhi chiari: l'ideale di bellezza di tutte le ragazzine!" Tralasciando l'ilarità della cosa, ho incominciato ad osservare le mie ragazzine ed ho notato che spesso era difficile accettarsi così come sono. Anche perché i modelli di bellezza sono ben diversi da loro. Nonostante le brasiliane siano veramente bellissime, l'icona della bellezza brasiliana è considerata Gisele Bunchen che di brasiliano, o meglio di soteropolitano (ossia cittadino di Salvador), non ha veramente niente.

Per questo quando accarezzo i loro capelli bellissimi e crespi, mi impegno ad apprendere le loro danze, gli chiedo di nsegnarmi le percussioni, apprezzo la loro cucina, djingo con loro o canto con loro si crea un' atmosfera incredibile di rispetto e di complicità. Qualcuno mi chiama addirittura "nega", modo affettuoso per dire negra, parola che, a differenza dall'italiano, definisce con orgoglio la popolazione nera.

Ma la cosa più bella è quando mi chiedono d insegnare loro a ballare. Vista da fuori appare paradossale: una ragazza europea che insegna a delle ragazzine di radici africane dei passi afro. Devo dire che spesso mi vergogno di questo ma poi mi ricordo che viviamo in un mondo incredibilmente melted (non trovo parola migliore di questa inglese) e che non mi devo stupire di alcune "incongruenze culturali". La cosa importante e meravigliosa è il passaggio di conoscenze e di esperienze.

Nonostante atteggiamenti razzisti diffusi non tutti i brasiliani s comportano così. Conosco bianchi amicissimi di neri e neri fieri della loro pelle e delle loro radici.

Che senso ha, mi chiedo, in un mondo estremamente multiculturale, fare questa distinzione? Chi si può chiamare nero e chi si può chiamare bianco? Perchè a volte i pregiudizi sono più forti della ragione?

Mi auguro che un giorno, grazie all'impegno di tutti, non esistano più distinzioni tra fratelli figli dello stesso cielo e della stessa terra.